
Folégandros e Sikinos – 1986
Dopo aver trascorso circa 10 giorni nell’isola di Paros e Antiparos fu la volta di cambiare località. Avremmo potuto fermarci certamente di più, nessun vincolo ci tratteneva, anzi: l’ambiente subacqueo era straordinario, la gente accogliente e ospitale, il mare bellissimo e pescoso. Ma la nostra voglia di avventura ci portò a scegliere due isolette a sud, precisamente Sikinos e Folégandros, luoghi di bellezza davvero esclusiva. Le scegliemmo valutando la cartina nautica, nessun altro indizio turistico ci guidava! Non c’erano traghetti giornalieri per queste due perle del Mediterraneo, pochi traghetti, trovammo finalmente la coincidenza, passaggio di scalo prima a Ios, e con la nostra Uno 45 ES al seguito arrivammo alla meta. Sbarcammo nel porticciolo di Sikinos, Alopronia, e da subito ci rendemmo conto che il posto era completamente differente da Paros. Molto più montagnoso, secco, pochissime strade percorribili in auto. E poca gente nel complesso. Però in quella piccola isola brulla scoprimmo una Grecia autentica, con la popolazione che forse non era abituata a molti turisti e quindi si dimostrò di una gentilezza unica nei nostri confronti! Trovammo ospitalità, in una piccola abitazione nei pressi della cittadina abbarbicata tra le rocce scarne, pareti di calce bianchissime, infissi e balconi dipinti di blu, blu intenso, come il mare circostante. Una meraviglia, un’oasi di pace, pochissima gente, praticamente di stranieri nell’isola in quel luglio dell’86 c’eravamo solo noi! Notammo sulla collina attorno tanti terrazzamenti, e una serie di muretti a secco che delimitavano le proprietà e disegnavano il paesaggio. Pastorizia e agricoltura strappata a forza alla montagna. A Sikinos fummo costretti ad alare il gommone in una insenatura un po impervia perché non c’erano molte altre possibilità. Per fortuna eravamo attrezzati, pochi strumenti ma utili, come la coppia di rulli gonfiabili specifici da alaggio: con il peso ridotto del mezzo nautico riuscivamo a entrare e uscire a mare senza eccessive difficoltà. Il secondo problema che verificammo, comune a questa area mediterranea era il vento, il Meltemi. Nel versante opposto ad Alopronia riuscimmo a pescarci solo una volta, negli altri giorni Sikinos era troppo esposta a questo vento che iniziava a soffiare dal mattino e diminuiva verso sera. Peccato! Comunque con il nostro Mirage 3.10 ci spingemmo sia verso la punta nord, dove trovammo belle frane e catturammo i nostri primi dotti, sia verso sud, un po più distante da raggiungere. Qui il panorama permetteva di vedere la vicina Folégandros ma soprattutto riuscimmo a pescare intorno a isolette, scogli minori: Kalogeros e Karavos. Posti subacquei incantevoli! Trovammo lastricati, distese di massi di varia morfologia e tanto pesce tra cui molte ricciolette, palamite, e dentici. Ne prendemmo poco, in definitiva perché lo regalavamo al padrone di casa, alla taverna e dopo un paio di pescate fummo ricompensati con prodotti locali tra cui ricordo formaggi, pane, e un capretto cotto al forno di una squisitezza unica! A Sikinos gustammo molti piatti tipici greci, e forse fu la miglior cucina che provammo rispetto a tutte le altre isole visitate! Portammo ai locali dotti, cernie, e diverso pesce bianco che fecero felici molti abitanti dell’isoletta, uno scambio baratto, il nostro motto! Ci godemmo qualche pomeriggio a visitare l’isola, a piedi, con chiesette a picco sul mare, deliziose cappelle immerse nel silenzio e spazzate dal vento: Ricordo anche che percorremmo un viottolo tutto lastricato che portava a un monastero fortificato molto bello, un antico insediamento. Insomma una “vera” vacanza! Peccato che a vent’anni ci caratterizzava l’argento vivo, la voglia di vedere posti nuovi e così, un po a malincuore, ci congedammo dai nostri amici, dalla persone buone che ci ospitarono. Approfittammo dell’arrivo settimanale del traghetto per dirigerci a Folégandros, l’isola quasi gemella.
Sbarcammo nel porticciolo di Karavostasis e come avevamo appreso all’inizio del nostro “pellegrinaggio” cerchiamo qualche locale che ci noleggi una stanza. Ci fermiamo in una taverna e proviamo a chiedere al gestore di indirizzarci da chi affitta. Come d’incanto, seduto a un tavolino variopinto, un anziano signore ci risponde in perfetto italiano. Stupiti lo stiamo ad ascoltare e ci racconta che quando era ragazzo, durante la seconda guerra mondiale, aveva conosciuto militari del nostro paese che qui avevano una base. Lo seguiamo e troviamo ospitalità in una casetta con tanto di cucina annessa, una reggia! Dalla nostra abitazione vediamo un grosso scoglio, Ag. Ioannis. Riusciamo a lasciare il gommone in una spiaggetta vicina a casa, comodissima. Il fondale marino è simile a quello di Sikinos ma riusciamo a trovare delle belle cernie anche non scendendo fondissimi. Lungo costa si aprono piccole baiette con bellissime spiaggette, inaccessibili da terra, dalle alte pareti rocciose, che ogni tanto ci fanno riposare in santa pace al termine delle lunghe esplorazioni subacquee. Ci sono lame trasversali di pietra bianca che si gettano in un mare dai riflessi versi e blu. Pochissime barche di pescatori locali, nessun turista in mare, neppure qui. Incredibile! Battiamo tutta la costa a ridosso dal Meltemi, a sud, e verso l’estremo dell’isola troviamo ai piedi di una enorme falesia degli enormi blocchi di pietra chiara. L’acqua è calda, si sta benissimo. Sulla sommità molte castagnole e sul fondo vediamo due cernioni enormi. La visibilità è straordinaria. Corrente discreta. Luca scende, lo vedo andare verso l’angolo di un massone e capisco che il suo tragitto in leggera caduta lo porterà in dirittura del serranide con una buona copertura visiva. Scorgo il 95 con l’asta da 9 mm in puntamento. La cernia non si ancora accorta del sub e infatti l’asta la centra a metà corpo prima che si dilegui completamente tra i meandri rocciosi. Risalendo la tiene in tensione allentando il mulinello, tanto quanto basta per non farla intanare troppo. Mi immergo con l’85 e la doppio sul testone fulminandola. Il dardo da 9 mm con arpioncino dotato di cuspide in vidia integrale è devastante. A Folégandros catturiamo così la nostra prima cernia in coppia! La sera la cuciniamo tutta sfilettata e poi ne portiamo un piatto enorme al signore che ci ha trovato alloggio. Lo gradisce e restiamo un po sorpresi quando ci dice che a Folégandros si mangiano polpi cotti al sole, aperti e stesi come panni, per capirci, ma poco pesce buono. Probabilmente quello che pescano le barche del posto preferiscono commerciarlo alle isole turistiche, qui c’è poco traffico e quindi se ne trova poco e di scarsa qualità. Oro per le nostre orecchie! Per circa quattro gironi usciamo dal mattino alla sera e i nostri carnieri allietano gli amici greci, con grande soddisfazione! Riceviamo i complimenti e ci sentiamo gratificati. Passiamo una giornata a riposarci e restiamo estasiati alla vista della Chora di Folégandros, con la cittadina dalle casette bianche costruite sull’orlo di un precipizio. Poi, al cospetto di un tavolino affacciato quasi nel vuoto ci godiamo un tramonto da brividi! La Grecia, le Cicladi, sono passate circa due settimane dal nostro arrivo, eppure ci sentiamo immersi una realtà che cambia ad ogni posto visitato. Una molteplicità di fondali diversi, un mare ricchissimo, una palestra strepitosa. Un allenamento che tra qualche settimana ci servirà…eccome ci tornerà utile!
Alla prossima, ragazzi!