A Cosa Serve il Nuovo Questionario Sulla Pesca Ricreativa?
Apnea magazine ha dato recentemente notizia della distribuzione di un questionario per raccogliere informazioni sulla pesca ricreativa. Il web magazine riporta sia la lettera di accompagnamento, sia il questionario, che vengono inviati ad un campione di pescatori tra quanti sottoscrissero il “permesso gratuito” del MIPAAF (detto anche “censimento”).
La lettera di accompagnamento è firmata da una società cooperativa chiamata UNIMAR, e fa un poco esplicito riferimento ad una non meglio precisata collaborazione con il CNR (chi, dove, quale struttura, dipartimento, istituto di ricerca??) e ad un sempre non meglio precisato incarico assegnatole da parte del MIPAAF. Che poi il Ministero utilizzi il database contenente i dati semisensibili, ma comunque specifici, di oltre un milione di cittadini, e ancor peggio lo metta a disposizione di terzi, è cosa decisamente preoccupante ai sensi della normativa sulla privacy.
Sempre nella stessa lettera si fa riferimento ad una decisione della Commmissione Europea che, per quanto assunta, non “obbliga” nessuno a fare qualcosa. Quindi non è un obbligo neanche per chi riceverà il questionario. Altro particolare è che questa raccolta di informazioni sarebbe partita a luglio 2018. Come mai non se ne è saputo mai nulla per via ufficiale? AM l’ha saputo da suoi lettori che hanno segnalato la cosa solo recentemente. Noi come FIPIA non abbiamo ricevuto nessuna segnalazione dai nostri soci e sostenitori.
La scheda di raccolta dati, a parte richiedere ulteriori informazioni personali agli intervistati, dal punto di vista tecnico non permetterà di raggiungere nessuno scopo. Chiunque leggerà i risultati raccolti potrà dire che sono comunque inattendibili, chi per un verso, chi per l’altro. Ad esempio, che affidabilità avrà un dato su quanto spendiamo all’anno per la nostra passione: qualunque risposta ottenuta sarà opinabile. E ancora, non sappiamo chi sia questa UNIMARE e dovremmo dirgli cosa peschiamo, quanto peschiamo, con che attrezzi, se abbiamo una barca o un natante. Manca solo che chiedano marche e modelli. Perché dovremmo fornire dati così importanti dal punto di vista merceologico a degli sconosciuti che si presentano in modo così fumoso?
La domanda finale è: perché il MIPAAF insiste nel buttare denaro pubblico in iniziative che si evidenziano sin dal progetto inadatte al raggiungimento degli scopi dichiarati? Se poi ci fossero eventuali scopi non dichiarati a noi restano oscuri, comunque cercheremo di restare vigili.