Finalmente l’Europa si accorge della Pesca Ricreativa!
Ci sono voluti anni di battaglie da parte dei rappresentanti europei della pesca ricreativa, ma finalmente sembra che i burocrati del palazzo abbiano prestato un minimo di ascolto. Fino ad oggi l’Europa si era occupata solo ed esclusivamente di pesca professionale, le poche misure partorite nei confronti della pesca ricreativa sono sempre sembrate miopi, vessatorie e comunque volte unicamente a tutelare l’interesse della filiera commerciale. È stato ripetuto in ogni sede possibile che la pesca ricreativa ha delle ricadute economiche, sia dirette che in termini di indotto, non più trascurabili e che necessitano di essere quantificate. Così come è arrivato il momento di realizzare uno studio serio su quello che è il reale impatto della pesca dilettantistica sugli stock ittici. D’altronde è innegabile che le stime elaborate fino ad oggi siano state strumentalizzate e manipolate a piacimento per sostenere la favola dei professionisti privati del loro sostentamento da chi va in mare solo per divertirsi.
In questo scenario si inserisce la scelta, chissà se realmente voluta dal parlamento europeo o semplicemente non più rinviabile, di ordinare uno studio sulla pesca ricreativa in mare. Il bando stanzia 120,000 euro per la sua realizzazione ed entro dicembre si conoscerà l’aggiudicatario, che, avrà 14 mesi di tempo per redarre il documento “Pesca ricreativa e di semi-sussistenza – il suo valore e il suo impatto sugli stock ittici”.
La ricerca dovrebbe permettere al Parlamento Europeo, il condizionale è d’obbligo, di avere una fotografia della pesca ricreativa, della sua consistenza nonché del suo valore economico; inoltre diventerebbe un documento di riferimento per i futuri lavori in materia di pesca ricreativa. Per le associazioni della pesca dilettantistica questo studio non può comunque essere un punto di arrivo ma solo il primo passo di un lungo percorso da portare avanti negli anni. Non è infatti pensabile che 120.000 euro siano sufficienti a realizzare un lavoro realmente analitico di portata europea, così come le valutazioni andrebbero ripetute almeno ogni 5 anni al fine di poter disporre di dati concreti, e soprattutto aggiornati, sulla base dei quali gestire e sviluppare il settore.
Al netto delle inevitabili perplessità, è però indubbio che si tratti di un passo in avanti atteso da ormai troppo tempo, la cui legittima aspettativa dei pescatori dilettanti è che questo lavoro convinca i Membri del Parlamento Europeo ad includere la pesca ricreativa in una posizione di primo piano nella Politica Comune della Pesca la prossima volta che questa verrà riformata.