La licenza di pesca in mare ci sarà!!
Relazione del Presidente
Venerdì 27 febbraio, nell’ambito del World Fishing si è tenuto un importante incontro pubblico sul tema della licenza di pesca in mare per i pescatori sportivi e amatoriali promosso e organizzato dalla FIPSAS.
Scopo dell’incontro era quello di avere risposte da parte di chi ci rappresenta politicamente e opera nelle sedi competenti circa eventuali benefici o ricadute negative che l’introduzione di una licenza a pagamento potrebbe comportare all’interno del settore della pesca sportiva e ricreativa.
All’incontro hanno partecipato l’On. Silvia Velo (PD) Sottosegretario di Stato all’Ambiente e alla tutela del territorio e del mare e l’On. Laura Venittelli (PD) Membro della Commissione Agricoltura (e pesca) della Camera.
Per impegni improvvisi non ha partecipato l’On. Nicodemo Nazzareno Oliverio, primo firmatario della proposta di legge n. 521 del marzo 2013, “Interventi per il settore ittico” nella quale con gli articoli 24 e 25 si propongono la licenza di pesca in mare a titolo oneroso per i pescatori non professionali e il bando sull’impiego di palangari e nasse.
Con lui, forse per gli stessi impegni e per quanto attesi, non sono intervenuti l’ On. Luciano Agostini (PD), Segretario XIII Commissione Agricoltura, il Sen. Roberto Ruta Capogruppo PD COMAGRI, la Senatrice Mariateresa Bertuzzi (PD) membro della 9° Commissione permanente (Agricoltura e produzione agroalimentare); il Sen. Vito Vattuone (PD) Membro 4ª Commissione permanente Difesa.
Ha aperto gli interventi l’On Silvia Velo che, permettetemi la grande sintesi, ha proposto le sue scuse per non aver mai interpellato i rappresentanti degli oltre 1.000.000 di pescatori non professionali alle diverse consultazioni tenute in tema di “mare”, dove sono invece stati sempre invitati i rappresentanti dei circa 19.500 pescatori professionali e quelli delle associazioni ambientaliste.
E’ quindi intervenuto il Presidente FIPSAS, Ugo Matteoli che, riportando la discussione al tema della licenza di pesca, ha presentato la contrarietà assoluta della sua Federazione all’introduzione di una licenza a titolo oneroso, rimarcandone un’ulteriore inaccettabilità qualora i proventi di tale licenza dovessero essere devoluti in una qualche forma e misura alla pesca professionale.
Il presidente della FIPO (Federazione Italiana Produttori Operatori Articoli Pesca Sportiva), Ciro Esposito, ha poi presentato la sua totale opposizione all’introduzione di una tassa sulla pesca non professionale citando dati e valori che questo comparto porta al bilancio dello Stato. Ha quindi esternato la preoccupazione per la contrazione del mercato delle attrezzature che verrebbe senz’altro indotta dall’introduzione di una licenza onerosa.
Come Presidente della F.I.P.I.A., a nome della pesca in apnea ricreativa, ho posto l’assoluta indisponibilità a parlare di licenza di pesca in mare fino a che la “politica” non affronterà la revisione del DPR 1639/68 (quello dei 500 metri dalle spiagge, del barcaiolo con o senza bombola a bordo, delle multe da 1000 euro minimo, ecc.). La revisione di questo controverso Decreto, avrebbe dovuto essere affrontata entro un anno dal 2003, cosa mai avvenuta. Poi, con il Dlgs 4 del 2012, veniva abrogata la precedente disposizione e legiferato che questa revisione dovesse essere affrontata entro un anno dal MIPAAF. Ma anche in questo caso la “politica” si è dimenticata di noi (e intanto le imbarcazioni ci affettano).
A fronte di queste gravi inadempienze al dettato normativo che la classe politica sta ineffabilmente trascurando, ci è sembrato irridente, vessatorio e tracotante proporre una tassa per mezzo di due articoletti inseriti in una Proposta di Legge destinata a interventi per la pesca professionale, piuttosto che affrontare in modo concertato la riforma del dettato normativo che riguarda la pesca non professionale.
Sono poi seguiti interventi di giornalisti, operatori del settore e praticanti appassionati, che in buona sostanza si sono dichiarati contrari a una licenza onerosa o a una licenza onerosa i cui proventi fossero indirizzati alla pesca professionale.
Di particolare interesse l’intervento di Roberto Ripamonti pescatore di fama e conduttore e collaboratore nel canale “Caccia e Pesca di SKY”, il quale ha portato l’esempio di paesi dove provvedimenti analoghi hanno causato una perdita secca nelle entrate dello Stato, non compensate dai proventi della tassa.
In questo scenario la partecipazione dell’On. Venittelli, membro qualificatissimo del gruppo PD, maggioritario all’interno della Commissione Agricoltura (e pesca) dove la Proposta di Legge è in discussione, è stata improntata alla difesa di questa gabella (Lei non l’ha chiamata così). A fronte delle resistenze mostrate dall’uditorio e presentate nei diversi interventi, le conclusioni dell’On. Venittelli sono state (a mio parere “obtorto collo”) che i proventi di questa licenza onerosa possano divenire una sorta di “tassa di scopo” in favore di non meglio definiti interventi in favore della pesca non professionale.
L’opinione che mi sono fatta, e spero di sbagliarmi, è che il gruppo PD all’interno delle Commissioni Agricoltura di Camera e Senato, sia comunque orientato senza cedimenti all’introduzione di questa “licenza onerosa”, al di là di dove saranno destinati i proventi. Non sono per ora in grado di riferire quali siano gli orientamenti dei membri appartenenti agli altri Gruppi parlamentari in queste Commissioni.
Chiudo la sintesi sull’incontro pubblico e apro una breve dissertazione.
I proventi di una licenza andrebbero a finire comunque nella fiscalità generale dello Stato e l’esperienza ci dice che una volta nel “calderone” i soldi sono destinati alle diverse voci di spesa solo attraverso successivi atti legislativi. Non esistono dei “cassetti” nei quali eventuali “tasse di scopo” vengano accumulate per essere destinate allo scopo per cui sono state raccolte.
E ancora: se l’atto legislativo è volto a “Interventi per il settore ittico”, compresi i proventi della licenza onerosa, come potrebbe destinare gli stessi proventi a qualcosa che non sia il settore ittico? Non sarebbe forse un argomento da enucleare da questa proposta di legge ed entrare a pieno titolo in una discussione sul DPR 1639/68?
In questo scenario sono molto scettico sulla possibilità che la pesca non professionale possa mai fruire di queste possibili entrate.
Resta il fatto che la “politica” non intende ascoltare la pesca non professionale e qualora lo facesse lo farebbe solo per compiacenza, senza concertazioni e senza trattative.
Ciò è senza dubbio dovuto al fatto che i pescatori non professionali sono una categoria poco propensa all’associazionismo (e i pescatori in apnea ancor meno) e maggiormente concentrata sui soli aspetti ludici della propria passione.
Solo se il milione e passa di pescatori in mare facesse sentire la propria voce, e il proprio voto, contro i partiti delle tasse, sarebbe possibile far indietreggiare la famelica protervia della classe politica e costringerla a ottemperare agli impegni di legge che essa stessa si è data (vedi il dimenticato DPR1639/68), prima di istituire una nuova tassa su un paese che già primeggia in questo campo.
Constatata la conclamata incapacità di incidere sulle scelte di governo e parlamento, le associazioni della “pesca non professionale” non possono più permettersi di inseguire interessi di parrocchia nel vano tentativo di trasformare questa oggettiva minaccia in opportunità, magari a detrimento di tutti gli altri, ma devono assolutamente sviluppare nuove sinergie non solo all’interno della categoria sportivo/ricreativa senza distinzioni, ma anche con gli altri soggetti (FIPO, Ucina, Confisub, e forse anche Confesercenti, Ascom etc) i cui interessi sono messi in pericolo da questo provvedimento.
Resta infine l’ultima notazione: c’è l’assoluta necessità che la comunicazione su questa iniziativa diventi capillare. Tutto il paese, e non solo i pescatori non professionali in mare, deve sapere chi propone e chi avvalla qualcosa, per poter “separare il grano dal loglio” e scegliere al momento del voto.
Fulvio Calvenzi