Nuove AMP?
Da un po’ di tempo a si dibatteva in ambito locale sulla richiesta dell’”Associazione costiera Calafuria” di sottoporre a una non meglio specificata tutela ambientale il tratto di costa da Antignano a Quercianella in provincia di Livorno.
Questa associazione senza scopo di lucro ha tra i suoi scopi statutari: “ la tutela, salvaguardia e valorizzazione dell’ambiente costiero da Antignano a Quercianella (detta costiera Calafuria ndr). La valorizzazione ed incremento delle attività produttive legate al settore Turistico-Ricettivo, alla subacquea, alla pesca, al commercio etc.”
Poiché, quando si parla di tutela del mare, i primi a farne le spese sono sempre i pescatori in apnea, si era creato un certo malumore in zona. Molte erano le richieste di chiarimento sul significato di questo intervento, fino a che l’associazione Calafuria ha ravvisato la necessità di un confronto pubblico che il 19 gennaio è sfociato in un convegno ad Antignano.
F.I.P.I.A. da sempre attenta a queste tematiche ha ritenuto opportuno presenziare con un suo delegato. Ecco il suo resoconto sul convegno:
“Il 19 gennaio ad Antignano (Livorno), si è tenuto un convegno organizzato dall’”associazione costiera Calafuria”. Questa associazione ha come principale scopo la tutela e valorizzazione dell’ambiente marino e costiero tra Antignano e Quercianella.
Al convegno hanno partecipato i rappresentanti dell’associazione organizzatrice, il Dr. Serena dell’ARPAT (agenzia regionale per la protezione ambientale toscana), il Dr. Fabio Bulleri, biologo dell’università di Pisa (nonché appassionato di PIA), il Comandante dell’ufficio pesca della CP di Livorno, l’associazione AAMPIA (Associazione Ambiente Meloria Pesca In Apnea) con il suo presidente Paolo Albelli e diversi consiglieri, l’assessore all’ambiente del Comune di Livorno, molti pescatori in apnea giovani e vecchi e, dopo un viaggio sotto un diluvio universale, Lorenzo Mette (in “arte” Lorenzino82) in qualità di rappresentante della FIPIA.
Prima di discutere degli argomenti che il convegno è andato a trattare, è bene fare un piccolo preambolo su quella che è la situazione e relativa “libertà di azione” di noi PIA della zona:
- la presenza dell’ AMP “Secche della Meloria” con i suoi 40 km quadrati circa;
- “il santuario dei cetacei”, area sottoposta a vincoli, che tocca la costa sarda, quella corsa fino ad arrivare a quella toscana;
- la “linea boe di Capoliveri” che altro non è che l’insieme di 11 boe piazzate in punti strategici della costa elbana per far sì che i “diving center” del consorzio di Capoliveri, possano “attraccare” i loro gommoni per le immersioni con i loro clienti. E’ da ricordare che anche i diving center non consorziati potrebbero fruire di questi punti di attracco e immersione, però con tariffe di molto superiori.
Fatto questo preambolo e considerando che noi PIA in queste zone siamo cacciati e multati anche se solo proviamo ad avvicinarci, è naturale la preoccupazione che ci è sorta non appena abbiamo saputo della costituzione di questa associazione finalizzata a proteggere la costa di Calafuria.
Dopo una serie di rimostranze presentate all’associazione da parte di PIA, da gruppi locali, da AAMPIA, l’associazione Calafuria ha deciso di promuovere un incontro per chiarire i propri intendimenti.
Il primo intervento è stato condotto dal Presidente di quest’associazione, il quale ha chiarito di “non essere intenzionato ad una AMP, ma bensì desideroso di una protezione del tratto costiero in oggetto, per rallentarne il suo impoverimento”.
Quali principali “fonti di stress ambientale”, quindi anche della flora e della fauna, ha elencato l’ancoraggio delle imbarcazioni, i turisti e i relativi stabilimenti balneari, la pesca professionale e la pesca sportiva (“ça va sans dire” PIA compresa).
Il secondo intervento e stato proposto dal Dr. Serena dell’ARPAT, che ha descritto la situazione dell’ecosistema marino a livello nazionale, spiegando cosa sono le AMP e le ASPIM (aree specialmente protette di interesse mediterraneo). Invero, più che spiegare quello che sono, ha letto alcune pagine tratte dal sito della regione toscana e, in conclusione, dopo averci comunicato di stare tranquilli perché per istituire una AMP ci vorrebbero circa 40 anni (!!!!), ci ha informati che le AMP sono create per tutelare una precisa zona di mare e servono per la ripopolazione della flora e della fauna marina ( ma va?). Peccato che il Dr. Serena non fosse a conoscenza che nella zona C della AMP delle “secche della Meloria” ci peschino “cani e porci” anche con reti a strascico simili a filtri per la camomilla.
Dopo l’inconsistente intervento del Dr. Serena, la parola è passata al Dr. Fabio Bulleri, dell’università di Pisa, il quale, studi scientifici alla mano videomostrati ai presenti, ha dimostrato come i maggiori danni all’ecosistema marino della zona sono dati da:
- cementificazione del tratto costiero e che comporta il dilavamento diretto in mare delle acque meteoriche con il loro carico inquinante;
- ancoraggio di “barche” come lo yacht di 80 metri del magnate russo Abramovich in prossimità delle scogliere. E’ stata proiettata una foto dell’ancora di suddetto natante con a fianco un sub che appariva della grandezza di una castagnola accanto ad essa. Immaginatevi l’impatto, ad esempio, sul corallo rosso o sui posidonieti, quando quest’ancora viene calata;
- la presenza industrie come la SOLVAY, la più grande industria produttrice di bicarbonato, che riversa in mare degli effluenti che rendono la spiagge bianche come quelle caraibiche, ma non proprio uguali ad esse;
- i “risciacqui” di cisterne petroliere effettuati illegalmemte al largo di Livorno;
- il transito di imbarcazioni commerciali con relativo rilascio di idrocarburi in mare. Occorre ricordare che a Livorno è presente un porto strategico per gli scambi commerciali nel Tirreno;
- la pesca professionale e artigianale, in particolare quella che impiega reti a strascico che “uccidono” letteralmente i fondali, frantumando il raro corallo rosso, eradicando le preziose praterie di posidonia, distruggendo i fondali dove uova e avannotti cominciano il loro ciclo vitale, ed anche quella che impiega le reti a circuizione che catturano banchi interi di diverse specie, azzerandone quindi il futuro ( a tale proposito è stata suggerita la visione di alcuni video disponibili nel web.)
Il dr Bulleri a difesa di noi PIA ha evidenziato inoltre come siano state utili le migliaia di video che circolano su internet e che permettono di “monitorare” GRATUITAMENTE la presenza di specie particolarmente importanti per la biodiversità dell’ecosistema, o magari segnalare la presenza di specie “importati” e dannose per la riproduzione e sopravvivenza di specie autoctone.
Ha concluso infine il suo intervento ponendo all’attenzione di tutti gli astanti il problema della sorveglianza di una AMP: è inutile istituire AMP gigantesche e ingovernabili, quando invece otterrebbero molti più risultati delle AMP più piccole ma meglio sorvegliate.
Come ultimo intervento lo squisito Paolo Albelli, presidente di AAMPIA, ha focalizzato l’attenzione dei presenti su alcuni punti a favore di noi PIA:
- impatto del tutto ecosostenibile che la PIA avrebbe anche in una AMP;
- esclusione di noi PIA da qualsiasi AMP, decisione presa senza alcuna nessuna base scientifica atta a dimostrare un qualsiasi danno causato all’ecosistema da parte nostra;
- possibilità di selezione delle catture da parte del PIA e mancata possibilità di selezione delle catture da parte di ogni altro pescatore esso sia professionista o sportivo;
- filmati a comprovare ciò che è stato dichiarato.
A questo punto, conclusi gli interventi di “ambo le parti”, è iniziato un dibattito dove, tra lamentele di cittadini che praticano la PIA rivolte al Comandante dell’ufficio pesca della Capitaneria di Porto, in merito a leggi e normative non molto chiare e, più che da seguire, da interpretare, è spiccata l’arringa del PIA “Massimo”, meglio conosciuto nel mondo del tubo come “forchettabisius”, il quale, in primis, ha ringraziato l’”associazione costiera Calafuria” per la possibilità concessa di confrontarsi sull’argomento, e successivamente ha posto dei quesiti ai suoi rappresentanti chiedendo delle garanzie per noi PIA.
Per amor del vero, i rappresentanti dell’associazione, hanno in parte dato ragione a noi PIA e alle nostre perplessità, ribadendo che la loro intenzione non è quella di istituire una nuova AMP, riconoscendo l’impatto praticamente nullo che la PIA ha su di un tratto costiero, come quello di Livorno, “martoriato” da mille problematiche più significative.
Ancora una volta non ci resta che sperare che questo tratto di mare, come tutti gli altri tratti di mare italiani, non ci venga precluso. Non ci resta che vigilare e lottare come sempre per far sì che i nostri diritti di cittadini e amanti del mare non siano calpestati da chi, con la scusa della tutela di una zona costiera/marina, non voglia magari istituire una AMP o installare una serie di boe di attracco con il solo fine di privilegiare alcune categorie e/o farsi pubblicità.
Concludo con una citazione di A. Einstein che recita ” ….non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose…..”
Un saluto a tutti
Lorenzo Mette”