Sull’Area Marina Protetta (AMP) “Isola di Capri”
Dopo un iter decennale per studi ed istruttoria per la definizione della AMP “Isola di Capri”, l’ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) ed i Comuni di Capri e Anacapri hanno presentato una proposta di zonazione (o zonizzazione) in cui la costituenda AMP potrebbe essere suddivisa.
Assieme alla zonizzazione viene proposta una regolamentazione delle attività nelle diverse zone.
Per certo l’isola ha la sicura necessità di un intervento di salvaguardia che soprattutto regoli, contrasti o mitighi la pressione turistico/antropica che, in questo contesto decisamente particolare, è la causa primaria di alcuni problemi ambientali.
Come in tutte le altre AMP l’obiettivo non è, o non dovrebbe essere, la semplice salvaguardia delle condizioni ambientali presenti, ma soprattutto favorire, laddove necessario, la ricostituzione di una “fitness” ambientale. In questo processo si dovrebbero contemperare queste finalità sia con il mantenimento e/o lo sviluppo del benessere delle popolazioni residenti, sia con la possibilità di fruizione di queste aree da parte della popolazione più in generale.
I portatori di interesse a questo processo sono stati chiamati a presentare, entro il 23 gennaio 2023, la richiesta di modifiche alla zonazione proposta ma, ancora una volta, ISPPRA e Comuni interessati, si sono ben guardati dal richiedere commenti sul regolamento su cui i Comuni stessi non si sono ancora espressi. Questo ricalca pienamente l’approccio “ambiental-talebano” fin qui tenuto per tutte le AMP istituite o istituende.
Ma veniamo alle fattispecie della FIPIA ovvero la pesca in apnea (PIA). Ancora una volta il proposto regolamento della AMP pone divieto assoluto alla pratica della PIA in tutta la AMP, ancora una volta, nonostante la legge 6 dicembre 1991 n. 394, art.11 comma 3 per i Parchi e art. 19 comma 3 e 4 per le AMP, non vieti espressamente la PIA, ma faccia riferimento indistintamente a tutti i mezzi di cattura ricreativi.
Tale divieto sarebbe derogabile sia al momento della proposta di Regolamento, sia una volta istituita la AMP su proposta del Gestore, come previsto dagli artt. 11 comma 4 e 19 comma 5 della stessa legge. La cosa però a questo punto assumerebbe il carattere di farsa in quanto una eventuale deroga in zona C permetterebbe la pesca in apnea in un’area che, così come proposta, presenta fondali che superano le centinaia di metri di profondità. Parimente farsesco, pleonastico e forse irridente, indicare nel regolamento che la pesca in apnea in Area C non è consentita (leggi Nc nella tabella), dove appunto servirebbe il Trieste di Jacques Piccard per immergersi.
C’è anche da segnalare che in tutta l’isola di Capri non un centimetro di costa, o di mare accessibile, è stato lasciato libero dai vincoli della AMP, vincoli che vanno anche ad incidere sulle attività di pesca, turismo marino e di accoglienza degli isolani.
Concludendo, come vedete, non abbiamo affrontato le particolarità della zonazione, ben gestite dagli operatori locali che per conoscenza ed esperienza hanno sensibilità specifiche infintamente superiori alle nostre, non possiamo però non stigmatizzare, ancora una volta, l’atteggiamento “integralista” tenuto da ISPRA nei confronti della pesca in apnea che, come detto, ridetto e documentato risulta essere il prelievo più consapevole e selettivo tra quelli effettuati nell’ambito della pesca ricreativa.