Tempi Duri per la Pesca Ricreativa in Europa…
Tira decisamente una gran brutta aria per la pesca ricreativa in Europa, e sono diversi i segnali preoccupanti che arrivano da più parti. Ha iniziato la commissione europea con una nuova proposta di moratoria completa della pesca della spigola, stavolta non solo a nord del 48° parallelo, auspicando che la protezione del moronide si possa estendere anche agli altri paesi atlantici e al bacino del Mediterraneo. La spigola è ormai severamente contingentata nei mari del nord ormai dal 2015, e la pesca sportivo-ricreativa è stata quella che ne ha fatto le spese maggiori: lo scorso anno le sono stati imposti 6 mesi di fermo completo e 6 (da luglio a dicembre) con una limitazione di un solo esemplare pro capite al giorno. Quest’anno si propone di chiuderla completamente per tutto il 2018, compreso il no-kill. Una proposta che ha ovviamente scatenato le ire dei ricreativi e delle loro associazioni (vedi petizione) che hanno sempre accettato di fare la propria parte nella salvaguardia della risorsa, ma che ora non possono accettare di vedersi privare del tutto della possibilità di cattura quando invece le limitazioni alla pesca professionale continuano ad essere quasi ridicole, quando è ben noto quale sia il suo impatto sulla salute dello stock. È veramente deludente che l’Europa, dopo l’esperienza del tonno rosso e dopo tante belle parole spese sul valore economico della filiera ricreativa, si dimostri all’atto pratico oltremodo ottusa, per non dire in malafede.
L’allarme rosso è scattato anche in Spagna a seguito di una presunta proibizione di cattura, da parte dei ricreativi, in vigore nella comunità valenciana, riguardo il dentice. In realtà si spera che che si tratti solo di un malinteso, che però mette in luce un ingiustificato accanimento nei confronti della pesca dilettantistica. In pratica: vista l’esistenza di un decreto che riporta la liste di tutte le specie prelevabili dalla pesca ricreativa e nella quale il dentice non è presente; ma poiché lo sparide viene citato nell’appendice di un altro documento normativo, tra le specie per cui è prevista la marcatura post cattura (taglio di un lobo della coda), durante un incontro pubblico, si è chiesto al direttore tecnico della Sezione Pesca dell’Assessorato all’Agricoltura, se la pesca ricreativa del dentice sia o meno consentita.
La risposta del funzionario è stata che vi sarebbe un errore nel secondo decreto (quello che ne prevede la marcatura), e che si attiverà immediatamente per correggerlo, vietando così la cattura del dentice. Anche in questo caso, comprensibile la reazione dei pescatori e delle associazioni che ora dovranno attendere per scoprire se dovranno dire addio al furbo sparide, o se invece abbiano avuto una risposta faziosa e sbagliata. Visto che il decreto che non cita il dentice è del 2014 (e ne riprende uno del 2011), che quello che ne obbliga la marcatura è del 2017 e che prima di oggi non sembra ci sia stato alcun problema, una mezza idea su come finirà ce l’avremmo…Questa storia però ci ricorda anche che in Corsica è da qualche anno pendente una richiesta di chiusura totale del dentice, come prima fu per la cernia e poi per la corvina. E i ben informati danno il 2018 come l’anno dello stop.
E in Italia? Beh, noi possiamo rallegrarci che nella finanziaria 2018 (almeno per come approvata dal Senato, vedremo poi cosa farà la Camera) non sia spuntato fuori il classico emendamento per istituire la licenza a pagamento per la pesca in mare, magra consolazione perché sappiamo bene che la volontà politica, trasversale, è e resta quella. Tuttavia si sono trovati i soldi per “privatizzare” due nuovi tratti di mare con altrettante Aree Marine Protette. Questa volta sarà il turno di Capo Spartivento, in Sardegna, e di Capo D’Otranto, in Puglia. Certo è difficile pensare che con miseri 400 mila euro in due anni si possa fare qualcosa di concreto oltre che pagare lo stipendio di un direttore e di qualche dipendente o custode di facciata.