La UE Afferma che la Pesca Ricreativa Impatta Poco e Produce Ricchezza
L’adozione prima e l’approvazione poi, a larghissima maggioranza (558 voti a favore, 43 contrari e 35 astenuti), del report del parlamentare europeo Marco Affronte sullo “Stato degli stock ittici e la situazione socio economica del settore pesca nel Mediterraneo”, fa ben sperare sul fatto che la UE si sia finalmente accorta dell’importanza socio-economica della pesca ricreativa.
Si tratta di un documento non legislativo e quindi privo di conseguenze dirette sul piano normativo; rappresenta comunque un importante riconoscimento per un comparto economico che fino ad oggi è stato colpevolmente ignorato e danneggiato dalle politiche di molti stati membri, Italia in primis.
In attesa di capire se e come il “report Affronte” riuscirà a pesare sulle direttive europee quanto sulle norme degli stati membri, non possiamo non accogliere come una vera e propria svolta l’aver finalmente messo nero su bianco che: “siamo oltre l’emergenza, oltre la crisi. Siamo al punto di non ritorno per il Mar Mediterraneo. O cambiamo rotta o diventerà uno stagno morto”. E ancora “l’influsso della pesca ricreativa sugli stock e il suo potenziale socioeconomico nel Mediterraneo non sono stati sufficientemente studiati; ritiene che occorra, in futuro, raccogliere dati sul numero di coloro che praticano la pesca ricreativa, il volume delle loro catture e il valore da essi generato nelle comunità costiere…” o ancora “la pesca ricreativa genera elevati profitti economici per le comunità locali, attraverso attività come il turismo, e ha un impatto ambientale ridotto, ragion per cui va incoraggiata;” e continuando “la pesca ricreativa ha un valore socioeconomico in numerose regioni del Mediterraneo, oltre ad avere un impatto, sia diretto che indiretto, sull’occupazione.”
Fino ad oggi eravamo stati abituati a sentir chiamare in causa la pesca ricreativa solo quale concorrente della filiera professionale, come foglia di fico per coprire le vere responsabilità dell’impoverimento della risorsa ittica. Così come, a furia di sentir parlare di licenza di pesca in mare a pagamento, senza se e senza ma, iniziavamo a credere che tutta la politica senza eccezione non avesse il minimo interesse per una giusta regolamentazione della pesca ricreativa che si basi su una concreta conoscenza del suo reale impatto ambientale, ma anche delle ricadute economiche che genera.
Questo significherebbe avviare quei programmi di ricerca che, all’indomani del censimento obbligatorio (o permesso gratuito), avrebbero dovuto essere il naturale completamento conoscitivo del comparto. Invece nulla è stato fatto perché i nostri governanti puntano a spremerci senza investire un solo euro per capire quanto la nostra passione giovi all’economia e all’occupazione.
Un primo importante passo è stato fatto, adesso speriamo che inizi una spedita marcia verso l’obiettivo e che non rimangano solo tante belle parole gettate al vento dell’ipocrisia della politica…