Licenza Pesca in Mare a Pagamento: quell’Idea di Tassarci che non si Tolgono dalla Testa!
Agli inizi di agosto la pesca ricreativa aveva creduto di poter gioire per lo stralcio, dal “Testo Unico – Interventi per il settore ittico”, di tutti gli articoli che miravano a istituire una licenza a pagamento con la quale avrebbero, sostanzialmente, finito con il finanziare lo sviluppo della filiera professionale. Avvertimmo chiaramente che il proposito di metterci le mani in tasca era stato messo da parte solo temporaneamente, e la recente votazione e approvazione del testo unico alla Camera dei Deputati non fa che darcene conferma.
La votazione, avvenuta a metà settembre, ha infatti ratificato alcuni degli emendamenti che erano stati proposti proprio qualche giorno dopo lo stralcio della licenza onerosa. Per quello che ci riguarda, all’art. 13, leggiamo che si delega il Governo a: “prevedere un sistema di rilascio delle licenze che tenga conto del sistema di pesca praticato, della tipologia e delle dimensioni delle imbarcazioni utilizzate e del soggetto richiedente, anche per censire il numero dei pescatori sportivi e il quntitativo di pesce pescato”. Tale misura è richiesta entro 6 mesi dall’entrata in vigore del Testo Unico, per mezzo di un Decreto Legislativo.
È quindi evidente che tanti mesi di duro scontro tra la Commissione Agricoltura e le associazioni dei pescatori ricreativi non sono serviti a nulla, men che meno a far cambiare il modus operandi per scrivere una normativa sulla pesca, finalmente degna di tale nome. Non c’è traccia di una nuova legge sulla pesca, né di un articolato normativo dedicato esclusivamente a quella sportivo/ricreativa, come richiesto a gran voce da tutte le sigle in rappresentanza del mondo non professionale. Si torna invece a proporre lo strumento del decreto legislativo. In secondo luogo è chiaro a chiunque che la reale ragione per cui si propone il sistema di licenze, resta quello di quantificare i pescatori per numero e tipologia di imbarcazione, oltreché di stimarne il prelievo ittico. Una visione che pare sempre e solo concentrata sul considerare la pesca ricreativa come una concorrente della pesca professionale.
Non aspettiamoci quindi buone nuove dal prossimo anno: è vero che istituire una licenza prevede un costo organizzativo non indifferente da parte della macchina amministrativa, ma non dobbiamo nemmeno dimenticare che una proposta di legge che quantifica la licenza di pesca in mare in 50 euro per quella da terra e 100 per quella dalla barca, esiste già (vedi questo articolo). A conti fatti, potrebbe produrre un gettito che giustificherebbe lo sforzo organizzativo, oltre che a raggiungere l’obiettivo reale cioè finanziare la pesca professionale. Osserviamo, ancora una volta, che una faccenduola di tasse che riguarda 2-3 milioni di italiani è totalmente ignorata dai media, indaffaratissimi a disquisire sul Grande Fratello Vip.