Permesso di pesca in mare 2017
Mentre a tutt’oggi il MIPAAF non ha ancora dato indicazioni sul permesso gratuito per l’esercizio della pesca “non professionale” in mare per il 2017, il Partito Democratico ha chiesto di calendarizzare per il 27 marzo 2017 il voto in aula di un “facsimile” del testo che nel giugno 2016 era stato respinto sia dalla Ragioneria dello Stato, sia dalla Commissione Bilancio di Montecitorio.
Il testo prevedeva una serie di sgravi e facilitazioni per la pesca professionale e una tassa di 10 o 20 euro per la pratica della pesca in mare non professionale (tutte le tecniche).
La ripartizione degli introiti di questa gabella avrebbe dovuto essere: 60{d2ec69bfcfc99a1647518f3ca3d633c8999f19bc90492ac4f451fcafb31b839a} alle associazioni della pesca professionale, il 30{d2ec69bfcfc99a1647518f3ca3d633c8999f19bc90492ac4f451fcafb31b839a} alle CC.PP per finanziarne le attività di controllo e il 10{d2ec69bfcfc99a1647518f3ca3d633c8999f19bc90492ac4f451fcafb31b839a} al CONI. Per le considerazioni sull’odiosa proposta rimandiamo agli articoli del 2015 e 2016 sull’argomento.
Come avemmo modo di dire, anche di persona, ad alcuni membri della Commissione Agricoltura e Pesca della Camera, il testo allora proposto non conteneva la quantificazione dei mancati introiti e degli impegni di spesa per lo Stato previsti dalla Proposta di Legge. Infatti, contrariamente a quanto detto da alcuni improvvisati parlamentari facenti parte della Commissione Agricoltura e Pesca, gli introiti provenienti dalla “gabella” non potevano essere computati come copertura della Legge in quanto già assegnati dalla Legge stessa ai tre beneficiari sopra indicati. Concetto che di fatto ha motivato il respingimento della Proposta di Legge.
Al momento non sappiamo come il testo calendarizzato sia stato modificato per evitare gli strali della Ragioneria dello Stato e della Commissione Bilancio.
Come dicemmo allora ribadiamo ora: la Commissione Agricoltura e Pesca ha evitato di discutere la Proposta di Legge con le organizzazioni della pesca non professionale, le quali, nonostante il nostro sforzo, hanno preferito tentare di “tirare la coperta” ognuna dalla propria parte, con i risultati che possiamo vedere.
Per concludere, riprendiamo quanto ipotizzato a proposito delle quote tonno: dietro alcuni deputati del PD ci sono forse altri poteri che non sono certo i voti dei 30-40.000 addetti del comparto pesca? La politica del PD sulla pesca in generale sembrerebbe essere “succube” di poteri a noi oscuri, come quelli che magari potrebbero celarsi dietro ai pescatori e alle loro associazioni.