Sulla Chiusura delle Gare di Pescasub in Acque Interne
di Fulvio Calvenzi –
In riferimento alla decisione del Consiglio Federale FIPSAS di chiudere irrevocabilmente con le gare di pesca subacquea in acque interne, e in considerazione del fatto che la FIPIA è stata più volte chiamata in causa quale nuovo possibile soggetto di riferimento, ci sembra corretto fare alcune precisazioni.
La decisione, resa pubblica il 9 ottobre scorso, dopo lo svolgimento del “Campionato Italiano di pesca in apnea in acque interne”, sembrerebbe essere stata provocata dalle lamentele di animalisti, o ambientalisti, o pescatori “no kill”, o fautori del “Catch & Release”, sia tesserati alla FIPSAS che non tesserati.
In via del tutto generale ci pare che questa decisione sia l’ennesimo cedimento di fronte ad un animalismo/ambientalismo/ecologismo ottuso e integralista. Questi cedimenti non hanno mai portato ad un confronto serio, ma hanno sempre provocato la generazione di ulteriori restrizioni per noi.
A nostro parere il prelievo della risorsa ittica dovrebbe rispondere a criteri e valutazioni scientifiche di “sostenibilità”, criteri che la legge dovrebbe conseguentemente normare, derivandone limiti ed eventuali restrizioni. Fatto salvo questo fondamentale principio, riteniamo che il prelievo diretto ed il consumo personale di quanto prelevato, siano degli eccezionali veicoli di promozione della conoscenza dell’ambiente acquatico e quindi, inevitabilmente, del suo rispetto.
La decisione del Consiglio Federale della FIPSAS ha provocato un notevole fermento e tantissime reazioni negative sia interne alla Federazione, sia tra pescatori dilettanti in generale, intendendo sia PIA sia pescatori di superficie.
In più di qualche caso qualcuno avrebbe ipotizzato di rivolgersi alla FIPIA per riorganizzare le forze di eventuali transfughi dalla FIPSAS. Quando abbiamo pensato di fondare la FIPIA, lo abbiamo fatto con il solo intento di dedicarci alla difesa e alla tutela della pesca in apnea “ricreativa”, praticata nel rispetto delle leggi e dell’ambiente. Non abbiamo mai voluto essere alternativi alla FIPSAS, ma abbiamo voluto dare un punto di riferimento a tutti quei pescatori in apnea che, non essendosi mai dedicati all’agonismo, non si sentivano rappresentati da lei. Per statuto quindi abbiamo scelto di non occuparci della dimensione “sportiva” e non potremo farlo neppure in futuro.
Quanto al dibattito relativo all’opportunità di continuare a organizzare competizioni di pesca, tanto in apnea, quanto di superficie, la FIPIA non ha una posizione ufficiale: ribadiamo quindi solo che non se ne occupa; se dovesse essere chiamata a palesare un’opinione sulle competizioni, e comunque solo quella, non potrà farlo che attraverso una consultazione dei suoi soci e non certo con una decisione di vertice.
Dobbiamo però constatare che la pesca in apnea non è sicuramente la caccia né come numero di praticanti né tantomeno come peso e rappresentanza politica. È quindi chiaro che l’indebolimento o l’eventuale perdita dello status di disciplina sportiva, non può che complicare la tutela di tutta la pratica ricreativa, e forse anche aprire la strada a ulteriori restrizioni.