Tassa sulla pesca in mare: i nostri politici non mollano.
Martedì 6 ottobre è stato presentato alla XIII Commissione (Agricoltura) della Camera un nuovo testo di Proposta de Legge – “Interventi per il settore ittico. Testo unificato C. 338 e C. 339 Catanoso (FI), C. 521 Oliverio (PD) e C. 1124 Caon (ex Lega ora Gruppo Misto).
“NUOVO TESTO UNIFICATO ELABORATO DAL COMITATO RISTRETTO E ADOTTATO COME NUOVO TESTO BASE”.
Il testo è pubblicato negli atti della XIII Commissione della Camera è può essere scaricato al seguente indirizzo:
Veniamo al dunque: il precedente testo unificato presentato nella primavera di quest’anno prevedeva l’introduzione di una licenza per la pesca in mare a titolo oneroso di 10 euro e di 20 euro per la pesca dalla barca.
I proventi di questa gabella avrebbero dovuto essere ripartiti tra un costituendo “fondo per lo sviluppo della filiera ittica” (il 60{d2ec69bfcfc99a1647518f3ca3d633c8999f19bc90492ac4f451fcafb31b839a}), il 30{d2ec69bfcfc99a1647518f3ca3d633c8999f19bc90492ac4f451fcafb31b839a} avrebbe dovuto essere devoluto per aumentare l’efficienza del contrasto alla pesca illegale (le CC.PP) e il restante 10{d2ec69bfcfc99a1647518f3ca3d633c8999f19bc90492ac4f451fcafb31b839a} restava indefinito.
Rispetto a quel testo noi, come molti altri, sollevammo una serie di obiezioni che ricapitoliamo:
· rischio di deprimere un mercato, quello della produzione commercio delle attrezzature ricreative, che vede almeno 15.000 addetti, a cui aggiungere un indotto che tocca turismo, nautica da diporto, media, ecc.;
· Il mare e i suoi pesci sono del Popolo italiano, che rinuncia a una parte dei propri diritti di sfruttamento per cederli ai pescatori professionisti. Di questo dono la pesca professionale ha fatto un pessimo uso e i risultati in termini di impoverimento della risorsa ittica sono sotto gli occhi di tutti e anche della Comunità Europea.
· Se la “licenza di pesca” si configura come tassa non si vede quale possa essere il servizio corrispettivo che lo Stato offre. Se si tratta di un’imposta non si vede perché una parte dei cittadini debba pagarla, a fronte di un’altra parte dei cittadini (la pesca professionale) che attinge alla stessa risorsa a titolo non solo gratuito ma anche sovvenzionato. Sono infatti previsti nuovi finanziamenti a sostegno della pesca professionale, per il settennato 2014-2020, di circa 120 Ml di euro/anno provenienti al 50{d2ec69bfcfc99a1647518f3ca3d633c8999f19bc90492ac4f451fcafb31b839a} da fondi UE e al 50{d2ec69bfcfc99a1647518f3ca3d633c8999f19bc90492ac4f451fcafb31b839a} da fondi nazionali.
· La pesca professionale gode anche di un prezzo agevolato per i carburanti. Anche questa è un’altra forma di sovvenzione che grava però sul paese in termini di sbilancio dell’import/export .
· Nella stessa proposta venivano introdotti altri interventi a favore dalla pesca professionale come sgravi fiscali e tributari, semplificazioni amministrative e addirittura intervenendo per ridurre i costi della “sicurezza sul lavoro”.
· Il testo unificato fu proposto senza una valutazione complessiva di quali saranno i costi di questa iniziativa in termini di mancate entrate per lo Stato a seguito delle agevolazioni previste per la pesca professionale e del prevedibile calo del gettito fiscale proveniente da tutta la filiera della pesca ricreativa. Si corre quindi il rischio, come accaduto in altri Paesi, che le entrate da questa fonte siano inferiori alle mancate entrate da IVA e imposte.
Oggi:
il “Nuovo testo unificato” non porta in pratica nulla di nuovo per la pesca ricreativa. Di notevole rilievo è invece che i proventi della gabella saranno ancora destinati al 60{d2ec69bfcfc99a1647518f3ca3d633c8999f19bc90492ac4f451fcafb31b839a} a sostegno della pesca professionale, il 30{d2ec69bfcfc99a1647518f3ca3d633c8999f19bc90492ac4f451fcafb31b839a} all’aumento dei controlli ma, udite udite, la restante quota del 10{d2ec69bfcfc99a1647518f3ca3d633c8999f19bc90492ac4f451fcafb31b839a} verrebbe “destinata alla pesca sportiva la cui gestione viene affidata al CONI” (stiamo parlando di qualcosa come 1-1,5 Ml di euro e, essendo la FIPSAS l’unica realtà che tratta di pesca sportiva nell’ambito statutario del CONI, riteniamo che questi proventi non toccheranno la Federazione di Tamburello o quella Pugilistica).
Tra le molte proposte di modifica al precedente testo nessuna è stata accolta, anzi sono stati introdotti alcuni articoli, abbastanza pasticciati, che con la finalità di sgravare amministrativamente e tributariamente gli imprenditori del comparto e per favorire lo sviluppo della pesca-turismo, o ittioturismo, potrebbero aprire la via a conflittualità tra categorie di cittadini e tra norme in diversi campi: gestione dei rifiuti, gestione delle catture accessorie, norme sulla sicurezza sul lavoro, apertura ad attività che possono sconfina nella concorrenza a chi si occupa di ospitalità, conflitti con le norme edilizie, ecc.. Tuttavia questi aspetti dovrebbero riguardarci come cittadini più che come pescatori ricreativi e quindi tenteremo di affrontarli in altra sede.
Noi invece dicevamo: visto che si vuole mettere mano a tutto l’impianto delle diverse norme sulla pesca, ci sembra una buona occasione per suggerire di risolvere alcuni problemi che l’attuale normativa sulla pesca in apnea ancora si trascina sin dal 1968.
Chiedevamo di intervenire, ad esempio, per equiparare le sanzioni e le distanze previste per la pesca in apnea e per la nautica rispetto alla distanza dalle spiagge frequentate, oppure di diminuire le sanzioni per la mancata presenza della bandiera segnasub, aumentando quelle per i naviganti che non rispettano la distanza da detto segnale, di adottare un testo più moderno per la normazione del peso massimo catturabile, o anche che venisse fatta inequivocabile chiarezza sulla questione del barcaiolo a bordo quando si pesca in apnea con l’appoggio di un mezzo nautico.
Nulla di tutto ciò è stato preso in considerazione. Il recente testo proposto il 6 ottobre procede senza indugi prevedendo sovvenzioni alla pesca professionale, al CONI (FIPSAS?), gabelle per la pesca ricreativa e nessun intervento per risolvere i diversi problemi della stessa pesca ricreativa in mare.
Parlando di soldi, l’intervento porterebbe a un’entrata per la fiscalità generale che, volendo essere ottimisti, potrebbe essere di circa 15 milioni di euro: una goccia nel mare del bilancio dello Stato che, contemporaneamente, perderà gettito fiscale dalla pesca professionale e dal mercato delle attrezzature da pesca ricreativa.
Di questi ipotetici 15 milioni, 9 milioni (pari al 60{d2ec69bfcfc99a1647518f3ca3d633c8999f19bc90492ac4f451fcafb31b839a}, al lordo degli invalutabili costi di gestione), andrebbero a finanziare il costituendo “fondo per lo sviluppo della filiera ittica”, da sommare ai 120 milioni di fondi pubblici, che comunque provengono sempre dai cittadini.
Noi continuiamo a non cambiare opinione: una licenza a titolo oneroso per la pesca ricreativa in mare deve essere anche l’occasione per risolvere molti dei problemi normativi che gravano sulla stessa pesca ricreativa, colpevolmente dimenticati da una classe politica quantomeno miope.
Anche sulla destinazione degli eventuali proventi non cambiamo opinione: i soldi della pesca ricreativa dovrebbero finanziare e promuovere:
· il turismo di pesca non commerciale come attività del tempo libero non subordinata a vincoli stagionali e a beneficio delle comunità costiere;
· gli interventi di ricerca e di sviluppo della rilevazione e della consistenza di esercizio dell’attività di pesca non commerciale in mare, per favorire una reale conoscenza del valore socio-economico che tale attività ha sulla filiera e sull’indotto, sul turismo e la nautica di settore in Italia;
· i diversi interventi per il contrasto della pesca INN (pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata).