FIPIA ribadisce il NO ad una Licenza di Pesca in Mare a Pagamento
Pubblichiamo il testo della lettera di protesta che nelle prime ore di oggi, 31 ottobre, il nostro presidente, avv. Alessandro Fiumani, ha provveduto ad inviare al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ai vicepresidenti Salvini e Di Maio, al ministro Centinaio, ai presidenti delle Commissioni Agricoltura di Camera e Senato, nonchè a tutti i maggiori produttori di attrezzature da pesca in apnea e alle sigle di rappresentanza dei produttori di attrezzature da pesca di superficie e della nautica (FIPO, FIOPS, UCINA).
Oggetto: Bozza legge di bilancio 2019 – Contributo per l’effettuazione dell’attività di pesca sportiva
La Federazione ltaliana Pesca in Apnea (F.I.P.I.A.) è un’associazione senza scopo di lucro che persegue la promozione, la tutela e lo sviluppo dell’attività ricreativa di pesca subacquea in apnea, nonché l’osservazione, la conoscenza, la difesa ed il recupero del mare, del suo patrimonio e della possibilità di piena fruizione e libero godimento da parte della popolazione tutta.
Abbiamo preso visione, non senza stupore, della bozza della legge di bilancio 2019, redatta il 29 ottobre scorso, ossia il testo della manovra finanziaria, che contiene tra i cosiddetti “provvedimenti fuori contesto”, nuovamente la previsione di una licenza di pesca in mare a pagamento per la pratica della pesca sportiva e ricreativa.
Tale previsione suscita in noi molteplici perplessità, innanzi tutto non riusciamo a comprendere come un articolo sulla pesca non professionale possa essere stato inserito in questa manovra; infatti i proventi di questa gabella che è stata chiamata “contributo”, saranno insignificanti rispetto alle necessità di bilancio. Inoltre, si interviene “battendo cassa” senza tenere conto dello stato della normativa sulla pesca non professionale (il DPR 1639/68 e succ.) che da anni attende di essere sottoposta a revisione al fine di eliminare storture e aberrazioni originarie e che sono state ulteriormente confuse da alcuni successivi interventi normativi.
Sottolineamo che questo Governo con la previsione di questa tassa, reitera un progetto di legge ideato da precedenti governi e sponsorizzato da alcuni partiti, da noi fortemente contestati.
Ci ritroviamo quindi a dover ribadire quanto abbiamo già detto in proposito a partire dal 2013 quando si iniziò a parlare di “licenza a titolo oneroso”.
1) E’ ingiusto pagare per prelevare una risorsa alla quale la categoria dei pescatori professionisti attinge senza limiti, fruendo, tra l’altro, di contributi e sgravi fiscali. Citiamo ad esempio la pesca del tonno rosso, dove solo lo 0,48 % del totale “pescabile” attribuitoci dalla Comunità Europea, viene assegnato alla pesca non professionale, ovvero direttamente ai cittadini. Oltre il 99% della quota tonno viene invece assegnata a pochi operatori professionali e probabilmente solo in piccola parte arriverà sulle tavole degli italiani.
2) Al comma 3 dell’articolo proposto si prevede di applicare il cosiddetto “contributo” commisurandolo al tipo di pesca ed alle attrezzature o imbarcazioni impiegate per il suo esercizio. La proposta ci pare quanto meno bizzarra in quanto il pescatore non professionale ha come limite al prelievo 5 kg giornalieri indipendentemente dal mezzo o dall’attrezzatura utilizzati. Tale previsione andrebbe, pertanto, a gravare in particolare su chi pesca dalla barca, non tenendo conto che i possessori di imbarcazione già pagano tasse e imposte, come ad esempio l’IVA, o la parte fiscale dei carburanti, in modo decisamente oneroso.
3) Il comma 5 prevede, poi, di destinare il 20% dei proventi per le esigenze di funzionamento del Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera, da destinare prioritariamente all’attività di controllo in materia di pesca. A questo proposito pare che il Legislatore si sia dimenticato, della Guardia di Finanza e del Corpo della Guardie Forestali per le Regioni a statuto speciale. Non vorremmo comunque escludere il Corpo dei Carabinieri e della Polizia di Stato, tutti comunque impegnati anche nelle attività di controllo della pesca.
4) Al comma 6 si prevede di destinare il 40% del totale dei proventi ad una non meglio definita “promozione della pesca sportiva”. Possiamo qui immaginare che “pesca sportiva” significhi attività agonistica ovvero CONI e quindi FIPSAS: o forse anche altri enti di promozione sportiva? Per fare cosa?. Di certo sarebbe auspicabile una maggiore declinazione della previsione che prendesse in considerazione tutta la pesca non professionale e quindi anche quella ricreativa e che fosse chiaramente indirizzata alla pesca in mare. Pur di sedere e fruire delle briciole di questo banchetto, abbiamo visto alcune organizzazioni della pesca sportiva e ricreativa dichiararsi favorevoli o possibiliste su questa licenza a pagamento: tutto ciò senza aver consultato i pescatori iscritti, senza tenere in conto l’opinione diffusa dei pescatori in generale e senza considerare le possibili perdite economiche del settore.
5) Questa previsione qualora approvata a fronte di un introito modesto, avrebbe un effetto depressivo su tutta la filiera connessa alla pesca non professionale: produzione e commercio di attrezzature, imbarcazioni, editoria e turismo, effetto che potrebbe portare a perdite di introiti per lo Stato ben maggiori di quanto raccolto con la licenza a pagamento.
Pertanto, chiediamo che questo articolo venga eliminato dalla “manovra” e che il Governo affronti finalmente il riordino della normativa sulla pesca in mare, della conservazione della risorsa e, infine, della pesca non professionale.
Con stima, saluto distintamente Alessandro Fiumani