Tonno Rosso 2018
Nel 2017 all’Italia era stata assegnata una quota prelevabile di tonno rosso di 3.304,82 ton.
Lo 0,47% di questa quota, pari a 15 tonnellate, è stato assegnato alla pesca ricreativa, quota divisa tra le 6000 licenze rilasciate.
Il periodo di pesca era fissato dal 16 Giugno 2017 al 14 Ottobre 2017.
La pesca ricreativa è stata però chiusa il 1° agosto per raggiungimento della quota assegnata.
Per il 2018, con il varo del nuovo piano triennale di gestione (2018-2020), è stata assegnata all’Italia una quota di 3.894,13 ton., mantenendo sostanzialmente invariata la percentuale di spettanza per la pesca ricreativa: sempre quel misero 0,47% (18,61 ton).
In generale, sulla gestione delle quote di tonno rosso redistribuite e sul loro destino, non è cambiato nulla, e i servizi televisivi di Michele Santoro e di Riccardo Jacona restano quantomai attuali.
In sintesi, la gran parte delle 3.894,13 tonnellate assegnate all’Italia per il 2018 saranno ancora una volta mangiate (via Malta) dai giapponesi. Ma al nostro Paese cosa resta oltre al lavoro stagionale per gli addetti di questa pesca?
Le diverse azioni intraprese lo scorso anno nel tentativo di redistribuire almeno quelle 600 tonnellate di incremento annuale, tra gli operatori attualmente esclusi dalla pesca del tunnide, non sembrano aver sortito alcun effetto. Poche briciole sono state elargite, e sempre all’interno della filiera professionale, senza tuttavia placarne il malcontento. La pesca ricreativa può rallegrarsi di avere conservato il diritto ad una quota, pur ridicola, che in altri paesi del Mediterraneo (es. Spagna) gli è stata negata già da un pezzo. Pare che anche la risoluzione presentata lo scorso anno in Commissione Agricoltura (7-01186 pag 13), che chiedeva di limitare ad un solo esemplare/anno per imbarcazione la quota prelevabile dalla pesca ricreativa, e di cui era prima firmataria la non rieletta deputata Venittelli (PD), sia diventata carta straccia.
Difficile dire se la cocente debacle elettorale del PD segni anche la fine di una politica ottusamente orientata alla difesa della sola filiera professionale; non dimentichiamoci infatti che il PD è stato, ed è ancora, il massimo promotore della “licenza a pagamento” per la pesca ricreativa (On. Oliverio PD), ma non certo l’unico.
Un piccolo inciso: quel modesto prelievo della pesca amatoriale (lo 0,47%) sarà sicuramente consumato nel Bel Paese, tenendo anche viva un’economia di filiera che va dalla produzione delle attrezzature per la pesca sportiva/ricreativa, alla nautica da diporto, al turismo dedicato, all’editoria specializzata. Tutti comparti di cui, apparentemente, sembra importare molto poco alla politica, e non da oggi purtroppo…