Ci risiamo! Riecco la Proposta di Licenza di Pesca in Mare a Pagamento…
di Fulvio Calvenzi –
Ce lo aspettavamo: la proposta di istituire una licenza di pesca in mare a pagamento è rientrata dalla finestra (fonte Ansa), dopo essere uscita dalla porta solo qualche settimana fa. Come sempre, la presentazione degli emendamenti alla legge di bilancio, è un tentativo di inserire nella manovra di stabilità qualunque cosa, non c’è quindi da stupirsi che l’idea della licenza onerosa si sia ripresentata sotto forma di emendamento. Potrebbe stupire il fatto che la proposta di modifica arrivi dalla Lega di Salvini, ma del fatto che l’idea di tassarci sia ormai troppo trasversale allo scacchiere politico abbiamo già parlato diffusamente.
Al netto del presentare nuovamente, nelle opportune sedi politico-istituzionali, le nostre rimostranze su un provvedimento che riteniamo ingiustamente afflittivo nei confronti della pesca dilettantistica, non possiamo fare altro che attendere e magari sperare che l’intero blocco dei 3.742 emendamenti presentati finisca cestinato per semplici questioni di urgenza di approvazione del provvedimento cardine.
Approfittiamo però per riflettere su due argomentazioni che abbiamo più volte sentito fare proprio da alcuni pescatori dilettanti che, a quanto sembra, vedrebbero addirittura con favore l’introduzione di una licenza a pagamento per la pesca ricreativa.
“Pagando Potremmo Finalmente Contare e Avere dei Diritti”
Sarebbe bello ma non sarà affatto così. Innanzitutto la cosa non sarebbe affatto automatica, anzi, ci ritroveremmo solo a fare le nostre quotidiane battaglie rinfacciando al legislatore di averci messo le mani in tasca. Prima si dovrebbero contrattare dei diritti e poi si dovrebbe eventualmente pagare, in questo caso invece non avremmo nessuna garanzia.
Oltretutto, perchè una tassa dovrebbe fare da legante per una categoria disgregata come quella dei pescatori? Già oggi la comunicazione ministeriale gratuita è obbligatoria per l’esercizio (e prevede anche una sanzione in caso di mancata sottoscrizione entro i termini di ravvedimento) eppure c’è una grandissima fetta di praticanti che non l’ha fatta e probabilmente non sa neppure della sua esistenza.
La verità è che i soldi dei ricreativi servono a tutt’altro, perchè dietro le fumose diciture come “attività di ricerca scientifica e tecnologica applicata alla pesca marittima”, “interventi a salvaguardia della risorsa ittica” o “promozione della pesca sportiva” (sportiva, non ricreativa o dilettantistica!), potete stare certi che a nostro vantaggio ci sia poco o nulla. Se poi a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca, i fondi destinati “all’attività di controllo di Guardia Costiera e Capitanerie di Porto” si tradurranno i maggiori controlli si, ma solo a discapito dei ricreativi. Il che fa il paio con l’idea che la pesca dilettantistica sia un concorrente sleale della pesca professionale e non una risorsa per l’economia del nostro paese.
“Esistono licenze a pagamento in tutta Europa, perchè in Italia no?”
Secondo alcuni dovremmo pagare semplicemente perchè altrove già si paga, ma si potrebbe ribattere che ci sono paesi in cui non si paga, e altri in cui le licenze a pagamento sono state abolite o ridotte veramente ad un esborso simbolico. Ma se il nostro è un parere sicuramente di parte, vogliamo invece ricordare quello del MEDAC (clicca qui per sapere cosa è e cosa fa) riguardo un sistema europeo di licenze per regolamentare l’accesso ricreativo alla risorsa ittica.
La pesca ricreativa è un’attività senza scopo di lucro, quindi una licenza onerosa NON deve affatto essere considerata come l’unica strada possibile. Anzi, un sistema di licenze GRATUITE aiuterebbe indubbiamente nella corretta valutazione della dimensione del fenomeno “pesca dilettantistica” (la cui imprecisione ha sempre deposto a favore di ingiuste restrizioni ed esclusioni della stessa), senza dimenticare che un pescatore per praticare il suo hobby paga già abbastanza in termini di imposte dirette e indirette, oltreché di IVA sugli acquisti di attrezzature, carburante, natante e molto altro.
Secondo il MEDAC, inoltre, una licenza nazionale a pagamento, che comunque andrebbe elaborata sulla base degli input dei portatori di interesse, avrebbe si il vantaggio di produrre un discreto flusso di denaro, ma questo dovrebbe essere interamente reinvestito nelle politiche gestionali della stessa pesca ricreativa
In Conclusione
La licenza onerosa, tanto questa quanto tutte le proposte che abbiamo letto in questi anni, non è mai stata pensata nè “con” nè tantomeno “per” i ricreativi. Questo dovrebbe bastare e avanzare per rigettare a priori qualsiasi proposta di contributo che non passi almeno prima per una riforma razionale delle ormai decrepite normative sulla pesca, e poi per un attento confronto esclusivo con i portatori di interesse.