Proposte di Legge sul Riassetto Ittico: Nuovi Guai in Vista!
Nella prima settimana di Aprile è iniziata, presso la Commissione Agricoltura della Camera, la discussione di alcune proposte di legge (1008, 1009 e 1636), sul riassetto del settore ittico, che interessano anche la pesca sportivo-ricreativa. Ogni volta che la politica si ricorda che esistiamo, ci corre un brivido lungo la schiena perché sappiamo che raramente vedremo qualche proposta di buon senso…e questa volta non fa certo eccezione.
Facciamo una rapida carrellata di quello che ci potrebbe aspettare.
1 – Qualcuno dubitava che la proposta di licenza a pagamento sarebbe saltata nuovamente fuori dal cilindro? Non hanno neppure fatto lo sforzo di scrivere qualcosa di nuovo, Movimento 5 Stelle e Partito Democratico si sono limitati a riesumare il testo della proposta di legge 338 e abbinati che tanto abbiamo combattuto nel 2017. La solfa è sempre la solita: mungerci in proporzione a quanto già spendiamo (più spendiamo e più dovremmo pagare) e per indennizzare variamente la filiera professionale. Lo abbiamo detto in tutte le salse: la pesca dilettantistica non accetterà mai di sovvenzionare chi ha distrutto il mare, o lo capite o sarà semplicemente disobbedienza civile.
2 – La richiesta di divieto di utilizzo dei palamiti e della nasse da parte dei dilettanti cosa dovrebbe risolvere? Posto che un attrezzo con 200 ami, in un articolato normativo che si preoccupa di limitare a 5 le canne per ogni pescatore, e a 3 gli ami per ognuna di esse, forse ha poco senso, è altrettanto chiaro che la richiesta di divieto sia il solito pretesto colto al volo dai professionisti per danneggiare quelli che vedono sempre e solo come concorrenti sleali.
3 – La marcatura obbligatoria del pescato potrebbe anche sembrare una cosa utile, ma in realtà è un altro specchietto per le allodole che non risolve nulla, anzi, sarà l’ennesima incombenza a carico di chi già oggi è rispettoso delle regole. Eh si, perché non dovrebbe essere così difficile capire che la vendita illegale del pescato si ferma solo con i controlli capillari, tanto a terra quanto nei ristoranti. L’on. Viviani crede per caso che chi oggi vende illegalmente, e lo fa perché i controlli non esistono, domani smetterà di farlo a causa dell’obbligo di marcatura? O sarà così stupido da marcare il pesce e venderlo così da renderlo subito riconoscibile ad un controllo?
Per assurdo l’eviscerazione immediata, che la proposta 1636 di fatto vieta, è invece un ottimo metodo che permette spesso di distinguere il pescato sportivo da quello che non lo è. Ma spesso non vuol dire sempre, e uno sarà anche libero di voler portare il pesce intero a casa, fosse anche solo per aver la soddisfazione di pesarlo al grammo? Il concetto è che tutte le attività illegali si fermano solo con i controlli e non con ulteriori restrizioni, sul rispetto delle quali nessuno continuerà a vigilare, finendo solo per vessare quelli che le regole già le rispettano sempre.
4 – La riduzione delle sanzioni alla pesca professionale è qualcosa di completamente illogico. Si agisce riducendo l’effetto deterrenza e così la sanzione diventa solo un costo d’esercizio sopportabile. Si perché la pesca professionale si vede così ridurre tutte le sanzioni introdotte con la 154/2016. Agli sportivi si riducono le sanzioni che hanno per oggetto tonno rosso e pesce spada, non per convinzione ma forse solo perché tagliarle solo ai professionisti avrebbe presentato sicuri problemi di costituzionalità. La politica si riempie la bocca di tutela del mare e degli stock ittici, e poi riduce le sanzioni per la pesca di specie contingentate perché ritenute a rischio…viva la coerenza!
5 – Quanto all’utilità di un legge ad hoc per la pesca sportivo-ricreativa abbiamo già espresso il nostro parere mesi fa: in un mondo perfetto e utopistico sarebbe cosa buona e giusta, purtroppo in quello in cui ci troviamo, sarebbe la scorciatoia più rapida per ritrovarci sulla schiena tutte le restrizioni che i professionisti vorrebbero appiopparci, ma che non hanno mai potuto proprio a causa della normativa comune.
6 – Sulle quote tonno non ci sembra ci sia molto altro da aggiungere: sono da sempre una presa in giro ai danni dei dilettanti, che reagiscono nella maniera più prevedibile ma purtroppo anche più dannosa per l’immagine di tutta la categoria.
Ancora una volta ci troviamo davanti a proposte di legge che puntano solo a peggiorare la nostra condizione, senza tuttavia riconoscerci un bel nulla. La politica continua ad ignorare che la pesca dilettantistica è attività con ricadute economiche sul territorio ben maggiori di quelle dell’attività professionale. Citiamo da uno studio realizzato dal Ministero dell’Agricoltura Spagnolo nel 2003: “La spesa generata dalla pesca ricreativa nel Mediterraneo spagnolo, supera in modo significativo il valore aggiunto generato dalla pesca professionale. La pesca sportiva rappresenta tra 550 e 650 milioni di euro all’anno contro i 380 milioni di euro che rappresentano la pesca professionale.”
Almeno avessero avuto il buon gusto di ridurre le sanzioni per le violazioni in materia di pesca sportiva, o almeno per alcune come avevamo proposto nel 2016, perchè è assurdo che un subacqueo che gira senza boa di segnalazione, mettendo a rischio esclusivamente la sua vita, debba prendere 1000 euro di verbale, a fronte dei 200 che rischia al massimo chi rischia di travolgerlo.
È poi inquietante vedere come ormai gli esponenti della lobby professionale siano ormai dentro a tutti gli schieramenti politici, mentre noi dilettanti continuiamo ad essere in clamoroso ritardo. Un ritardo che speriamo di poter colmare prima che sia troppo tardi…